114′ Eder
A conclusione della prima vera domenica d’estate termina l’edizione 2016 del Campionato Europeo di Calcio, sostanzialmente povera di gol, almeno nella prima fase, ma mai così ricca di sorprese. Si sono imposte realtà nuove come Islanda e Galles, mentre sono cadute molte di quelle che, dagli sconfitti, venivano considerate come vere e proprie maledizioni; si è partiti negli ottavi di finale, quando l’Italia eliminava la Spagna, bestia nera degli azzurri da olte 4 lustri. Nel turno successivo, però, toccava proprio agli uomini allenati da Antonio Conte conoscere l’amarezza di veder infrangere una tradizione positiva perdurante dalle origini del calcio: la Germania, infatti, sebbene solo ai calci di rigore, riusciva finalmente ad avere la meglio in una partita ufficiale, accedendo alla semifinale dove avrebbe trovato la Francia, solitamente ostacolo amico. Questa volta però, i bleux padroni di casa, fanno le cose per bene ed il piccolo Antoine Griezmann diventa eroe nazionale, assestando i colpi decisivi a sfatare la “maledizione teutonica”. Parigi, quindi, si preparava a festa per accogliere l’ultimo atto, avente quale avversario il Portogallo, sempre sconfitto nelle partite che contano. È un match tra stelle: da una parte l’eroe Griezmann e il tanto desiderato Paul Pogba, dall’altra un Cristiano Ronaldo in ascesa di forma. La partita parte con la Francia che cerca di mettere pressione ai lusitani, capaci comunque di creare il primo vero pericolo. La partita sembra avere una svolta decisiva quando, passato da poco il quarto d’ora di gioco, Payet, autentica sorpresa di questa manifestazione, interviene duro su CR7, costringendolo a lasciare in lacrime il terreno di gioco, toccandosi il ginocchio. Qui, probabilmente, i “galletti” si alienano i favori del “Dio Pallone”, assai sensibile quando si tratta di difendere l’incolumità di uno dei suoi grandi profeti. I lusitani assorbono il colpo, ma le loro potenzialità paiono certamente ridimensionate. Sale in cattedra il portiere Josè Patricio, autore di tre interventi decisivi, il piccolo Griezmann divora un’occasione favolosa e, per concludere, il palo spegne le speranze francesi di chiudere la contesa prima dei tempi supplementari.
Gli overtimes si aprono con una novità: col ginocchio fasciato appare in panchina Cristiano Ronaldo: come il suo tecnico, urla, si sbraccia, contesta ogni decisione avversaria avversa, giocando in questo modo la propria finale. Per i “rossi iberici” il Capitano diventa una scarica di adrenalina: ora pressano a tutto campo, impedendo agli uomini di Deschamps di svolgere il proprio tema tattico; il secondo tempo supplementare, poi, si apre con la traversa che spezza in gola l’urlo iberico. La gioia è solamente rimandata: il gigantesco Eder, uomo venuto dalle ex colonie d’Africa, fa partire un’autentica sassata rasoterra che va ad infilarsi alle spalle dell’esterefatto portiere francese. I bleux si gettano in avanti per tentare di guadagnarsi il diritto di giocarsi tutto ai rigori, ma nonostante i crampi, la bolgia del Saint Denis, i lusitani resistono fino al triplice fischio finale che sancisce la caduta dell’ennesimo tabù calcistico. Finalmente il movimento portoghese conquista un grande trofeo a livello di nazionali maggiori, colmando un vuoto tutto sommato inspiegabile!